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Cosa vuol dire CITES? Ci piacerebbe aiutarvi a capire l’importanza di questa procedura e il perché, in alcuni casi particolari, la certificazione CITES è così essenziale per la riuscita della spedizione fuori dall'Unione Europea dei prodotti acquistati, che altrimenti sarebbero automaticamente rispenditi al mittente.
CITES è un’abbreviazione che sta per Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora, ovvero Convenzione sul commercio internazionale delle specie in via di estinzione di flora e fauna selvatiche. La Convenzione di Washington (1973) sul commercio internazionale delle specie selvatiche di flora e faura, più comunemente conosciuta come CITES, mira a proteggere le specie in via d’estinzione di fauna e flora regolarizzando e monitorando il loro commercio internazionale. Ben 169 paesi nel mondo hanno già aderito alla CITES. Il segretariato della CITES è amministrato dall’UNEP (the United Nation Environment Programme - il programma ambientale delle Nazioni Unite) che ha sede a Ginevra. Le specie protette coperte dalla CITES sono classificate in tre categorie in base al livello di minaccia a cui sono esposti. L’importazione ed esportazione di specimens vive, di alcune loro parti o di prodotti da essi derivanti è vietata (appendice I, con eccezioni) o permessa solo con speciali autorizzazioni. In altre parole: Se si vuole commerciare da o per l’Unione Europea (importare, esportare o ri-esportare) parti di specie animali o di prodotti da essi derivanti (es: borse, portafogli, cinture, scarpe), incluse nelle appendici della CITES al momento dell’importazione o esportazione, viene richiesto di presentare il certificato CITES originale (certificato CITES di permesso per l’importazione o ri-esportazione), rilasciato dalle autorità competenti (le Autorità di gestione CITES) del paese d’origine o provenienza. I documenti necessari possono essere rilasciati solo sotto soddisfacimento di determinate condizioni e devono essere presentati alle autorità di frontiera. I membri della CITES hanno stabilito una lista di specie in via d’estinzione suddividendole in 3 diversi livelli di priorità: APPENDICE I: (anche nota come appendice A) Quest’appendice elenca le specie di animali e piante più a rischio tra tutte quelle protette dalla CITES. Queste specie sono minacciate d’estinzione e la CITES vieta categoricamente la loro commercializzazione, eccetto quando esse siano importate per talune ragioni a carattere non commerciale (articolo III), come in caso di ricerche scientifiche. In questi casi la commercializzazione è autorizzata con un permesso esplicito d’importazione ed uno di esportazione o ri-esportazione. APPENDICE II: (o appendice B) Questa categoria include le cosiddette “specie monitorate”ovvero quelle specie il cui commercio è controllato e limitato. La commercializzazione di queste specie è permesso ma strettamente regolamentata ed ogni singolo pezzo deve essere rilasciato con il corrispondente certificato CITES per permetterne la vendita. Questi certificati devono contenere tutti i dettagli dell’animale e della sua stessa importazione, la licenza per l’importazione,ecc. APPENDICE III: (o appendice C) Quest’appendice include specie controllate che vengono protette dal Paese di provenienza e tale stato si è incaricato di aiutare queste specie controllandone e limitandone il commercio per evitare il declino delle medesime specie. Questi stati richiedono la collaborazione degli altri stati membri della CITES per prevenire uno sfruttamento incontrollato ed il commercio illegale di queste specie. Il commercio internazionale è permesso solo se presentato il relativo permesso o certificato. Entrambi i pellami di pitone e di coccodrillo sono inclusi in queste appendici, ecco perché la loro commercializzazione è controllata dalla rigida regolamentazione e dalle procedure applicate dalla CITES.
Mettendo da parte la terminologia specifica, cerchiamo di capire cosa comporta per il business esportare al di fuori dell’Unione Europea i derivati e, nel nostro caso particolare, quindi, un articolo fatto di pitone, coccodrillo o cocco "Ligator".
Quali procedure devono eseguite e quali condizioni devono sussistere per ottenere il certificato di ri-esportazione una volta che il prodotto è stato acquistato da un cliente?
Per richiedere il certificato sono necessari i seguenti documenti:
Una volta che il certificato CITES è stato rilasciato (il che richiede alcuni giorni), tutti i prodotti, la documentazione rilasciata, e la fattura devono essere presentati alle autorità supervisionanti di competenza (in Italia questa funzione è svolta dalla sezione amministrativa del Corpo Forestale) per il controllo. Dopo l’attento controllo degli agenti incaricati, il certificato CITES originale viene rilasciato con il timbro della dogana e il modulo DG2, che autenticano e garantiscono che i dettagli inseriti nella documentazione corrispondono ai medesimi prodotti. Come potete vedere la procedura che dobbiamo seguire per l’invio dei nostri prodotti fatti in pelle di specie incluse nelle categorie CITES, è piuttosto complicata ed impegnativa, in quanto ogni passaggio deve essere compiuto meticolosamente, seguendo la legge alla lettera e seguendo le loro restrizioni.
Il commercio dei nostri prodotti viene effettuato seguendo criteri rigorosi che regolano la commercializzazione di specie protette, al fine di ottenere il certificato CITES che consente il passaggio regolare alla dogana, senza correre il rischio che i prodotti vengano rinviati al mittente o che i tempi di consegna si prolunghino, esclusi i giorni necessari per la preparazione dei suddetti documenti. Il certificato CITES non viene rilasciato da autorità locali collocate nel luogo in cui si trova il negozio, il certificato può essere, infatti, rilasciato esclusivamente dai dipartimenti autorizzati dalle autorità della CITES che sono specializzati nella stesura di questi documenti. Nella maggior parte dei casi queste autorità sono site a notevole distanza dalla città in cui si trova il negozio.
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