Nel corso dell’ultima riunione dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), tenutasi il 26 novembre nella sede dell’ONU a Nairobi, Papa Francesco tenne un discorso sui danni e pericoli che il bracconaggio, la corruzione e il commercio illegale delle materie prime arrecano all’economia dei paesi del terzo mondo.
Il Pontefice fece appello all’intera comunità politica internazionale, richiamando attenzione sul tema del traffico illegale di diamanti, avorio e altre risorse naturali.
Un traffico sanguinario i cui ricavi vanno ad alimentare il terrorismo internazionale ed associazioni a delinquere, responsabili per migliaia di vittime in tutto il mondo e una grave instabilità politica e sociale nei paesi poveri.
Le parole di Papa Francesco possono essere confermate dai dati del CITES ( Convenzione sul commercio internazionale delle specie selvatiche di flora e fauna), responsabile per il monitoraggio del commercio in questione e il rilascio delle licenze.
Secondo quanto dichiarato dai funzionari CITES, il traffico illegale delle specie selvatiche e dei loro derivati, organizzato spesso per opera delle associazioni a delinquere, fornisce il terreno fertile per fenomeni come frode, contraffazione, cospirazione e riciclaggio di denaro.
In molti casi, il traffico illegale viene aiutato e/o causato dalla corruzione delle guardie forestali e pubblici ufficiali di vario genere e grado e come vale per tutte le istituzioni in questo mondo, la corruzione si riscontra, a volte, anche nell’ambito del CITES.
Capita che siano gli stessi funzionari CITES a coalizzarsi con la malavita ed infrangere la legge, rilasciando certificati falsi, chiedendo ed accettando mazzette o addirittura partecipando fisicamente nella cattura e/o commercio delle specie protette.
Taluni casi, tuttavia, non si riscontrano spesso.
E’ molto importante, dunque, qualora si acquistano articoli di derivazione animale esotica, assicurarsi che tali articoli provengano da fonti autorizzate e che il venditore detenga la licenza attestante la provenienza legale dei materiali da esso utilizzati.
Si può essere pur certi che l’assenza di licenze e di garanzie circa la legalità delle fonti, è la prova diretta della provenienza illecita del materiale, ottenuto per via del bracconaggio e, molto probabilmente, con l’aiuto del crimine organizzato.